Si dà il nome di scienza goethiana all'approccio adottato da Goethe nello studio della natura, e da lui utilizzato nella stesura dei suoi saggi scientifici, i più noti dei quali furono la Metamorfosi delle piante e la Teoria dei colori. Oltre che poeta e scrittore di romanzi, infatti, Goethe era animato da profondi interessi scientifici in diversi campi, fra cui la morfologia, la botanica, la zoologia, la mineralogia e la meteorologia, pervenendo anche a scoperte anatomiche di una certa rilevanza come quella dell'osso intermascellare.[1] Goethe indagò la cromatica con un metodo contrapposto a quello tradizionale della scienza newtoniana, da lui giudicata astratta e unilaterale, formulando una teoria dei colori di cui fu più soddisfatto che non dei successi conseguiti in campo letterario.[2]
La scienza goethiana si contrappone alla scienza, come normalmente si intende, ed è considerata una pseudoscienza. Intesa, invece, come disciplina filosofica potrebbe essere ritenuta una forma di fenomenologia.[3][4]
Il filosofo ed esoterista Rudolf Steiner, studioso ed editore delle sue opere, ha in seguito adottato la prospettiva di Goethe applicandola alla visuale filosofica dell'antroposofia o «scienza dello spirito» da lui fondata, così che all'occorrenza si può parlare di scienza goethiana-steineriana.