Scisma d'Occidente

Miniatura del XV secolo da un manoscritto delle Cronache di Jean Froissart: nel 1377 la Chiesa si scinde in due "obbedienze" che lotteranno per quarant'anni l'una contro l'altra

Con Scisma d'Occidente si intende la crisi dell'autorità papale che per quasi quarant'anni, dal 1378 al 1418, lacerò la Chiesa occidentale sulla scia dello scontro fra papi e antipapi per il controllo del soglio pontificio, dividendo l'Europa cristiana in due correnti rivali.

La crisi ebbe origine in un contesto di crisi e trasformazione dell'antico sistema feudale che non rispondeva più alle esigenze di una società in rapido cambiamento. La Chiesa romana aveva da tempo perso il suo ruolo culturale e sociale che l'aveva contraddistinta nei secoli precedenti e che l'aveva resa indispensabile per l'esercizio del potere. Sul piano politico il conflitto tra il re di Francia Filippo il Bello e papa Bonifacio VIII, contrapposti nel tentativo di affermarsi come poteri assoluti, si aggiungeva allo scontro in corso in Italia tra Papa e Imperatore che era sfociato nelle lotte tra Guelfi e Ghibellini.

Queste tensioni e conflitti portarono, nel 1309, i papi ad insediarsi ad Avignone. Ci vollero 70 anni prima che papa Gregorio XI facesse ritorno a Roma; il suo successore, Urbano VI, eletto al conclave del 1378, non fu ben visto dai cardinali francesi che, ritenendo illegittima la sua nomina, dopo cinque mesi elessero un antipapa, Clemente VII, dando inizio allo scisma con due contemporanee successioni pontificie. L'intera cristianità si divise sulle due obbedienze, chi al papa di Roma, chi al papa di Avignone (Clemente VII aveva trasferito lì la sua sede). Numerosi furono i tentativi di ricucire lo strappo: un concilio di Pisa, indetto nel 1409, con l'intenzione di deporre i due papi antagonisti ed eleggerne un nuovo, Alessandro V, peggiorò la situazione. Lo scisma fu ricomposto solo nel 1417 quando, a seguito del concilio di Costanza (1414-1418, convocato a Costanza su richiesta del re dei Romani Sigismondo per porre fine allo scisma d'Occidente), la cristianità si trovò unita sotto la guida di un unico papa: Martino V.

Nonostante il concilio di Costanza non avesse negato l'autorità papale, questa ne uscì profondamente indebolita. La teoria del conciliarismo andò ad affermarsi a dispetto dell'assolutismo pontificio che era emerso nella riforma della Chiesa dell'XI secolo ai tempi di papi autoritari come Gregorio VII.


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