Con secolo d'oro polacco ci si riferisce al periodo rinascimentale in Polonia e nel Granducato di Lituania che durò dalla fine del XV secolo fino alla morte di Sigismondo II Augusto, l'ultimo membro della dinastia degli Jagelloni, nel 1572.[1][2] Alcuni storici affermano che l'età dell'oro continuò fino alla metà del XVII secolo, quando nel 1648 la Confederazione polacco-lituana fu devastata dalla rivolta di Chmel'nyc'kyj e dall'invasione svedese. Durante tale florido periodo storico, la Confederazione divenne uno dei più estesi regni d'Europa, inglobando terre che andavano dall'odierna Estonia a nord, verso la Moldavia a est e la Boemia a ovest.
Nel XVI secolo, la Confederazione copriva quasi 1 milione di km² e contava una popolazione di 11 milioni.[3] Il paese prosperò grazie alle ingenti esportazioni di grano, legno, sale e stoffa verso l'Europa occidentale attraverso i porti del Mar Baltico di Danzica, Elbląg, Riga, Memel e Königsberg. Le città principali della regione risultavano, oltre a quelle appena citate, Varsavia, Cracovia, Poznań, Leopoli, Vilnius, Toruń e Kiev, detenuta per breve tempo nel XVII secolo. L'esercito confederato riuscì a difendere i domini dalle invasioni straniere, effettuando anche delle campagne di aggressione contro i vicini della Polonia.[4] Poiché la polonizzazione era implicita nei territori conquistati, l'idioma polacco fiorì e divenne la lingua franca dell'Europa centrale e orientale.[5][6][7]
Durante tale periodo storico, la Confederazione era considerata uno degli stati europei più potenti:[8] il sistema di governo era un unicum nel continente ed era noto come libertà dorata, un sistema in cui tutti i nobili (szlachta), indipendentemente dal loro status economico, godevano dello stesso status legale oltre che di ampi diritti e privilegi. Tra i meccanismi più conosciuti si può sicuramente menzionare il Liberum veto, usato per la prima volta nel 1653, attraverso cui anche un solo membro del parlamento poteva bloccare l'iter legislativo.[9] La nobiltà, che si componeva di magnati e di aristocratici polacchi e lituani, costituiva circa l'8-10% della popolazione complessiva.[10]