Sesterzio

Sesterzio anonimo
Testa elmata di Roma a destra, IIS dietro Dioscuri a cavallo a destra, ROMA in basso.
AR 0.96 g - RSC4, C44/7, BMC13
Sesterzio di Nerone - Lugdunum (Lione)
IMP NERO CAESAR AVG PONT MAX TR PO III, testa laureata sin., globo sulla punta del busto; contromarca X in quadrato incuso ANNONA AVGVSTI CERES, Annona stante con cornucopia, di fronte Ceres seduta. SC in esergo
Æ 27.02 g. n.b. la contromarca è della Legio X Gemina
Sesterzio di Alessandro Severo (222-231)
IMP SEV ALE-XANDER AVG , Busto laureato a dx, con paludamento sulla spalla sinistra IOVI CONSERVATORI S-C Giove stante a destra, con folgore, scettro e mantello, e ai suoi piedi Alessandro Severo togato
Æ - RIC IV 558, 26g, 31 x 29 mm, 4,5 mm

Il sesterzio era una moneta romana. Durante la Repubblica romana era una piccola moneta d'argento, coniata raramente. Durante l'Impero romano era una moneta in oricalco (lega di rame e zinco) di ampio modulo.

Il suo nome deriva dal suo valore originale: inizialmente valeva 2 assi e mezzo. Sesterzio deriva dal latino semis-tertius, che significa «metà del terzo» (cioè metà del terzo asse).

La sua abbreviazione HS è pure una deformazione del valore della moneta in numeri romani, dove la "S" sta per "semis", ovvero "metà". Nell'uso arcaico i numeri venivano indicati da una linea orizzontale mediana: inizialmente quindi l'abbreviazione era IIS, semplificata poi dall'uso in HS.[1] Quattro sesterzi formano un denario.

Da un valore iniziale di 2 assi e mezzo, in un secondo tempo (quando il valore del denario diventò di sedici assi), il sesterzio assunse il valore di 4 assi.

Durante la Repubblica romana il sesterzio era una moneta d'argento, coniata sporadicamente. Con la riforma monetaria di Augusto il sesterzio divenne una moneta di grandi dimensioni e d'oricalco (lega simile all'ottone, color giallo oro). Il sesterzio rappresenta, meglio di ogni altra moneta romana, la grande capacità artistica e interpretativa degli incisori, livelli mai più raggiunti fino all'avvento del conio industriale.

I sesterzi furono anche un formidabile mezzo di propaganda e informazione, in virtù della qualità del conio, delle generose dimensioni e della grande diffusione.

Il sesterzio era anche usato come unità di conto. Somme particolarmente rilevanti erano registrate come sestertia milia, migliaia di sesterzi.

La stima del valore di un sesterzio è molto difficile, innanzitutto perché rimase in circolazione per almeno 5 secoli, quindi indubbiamente il suo valore fluttuò in questo lungo periodo di tempo. Inoltre il costo di molti prodotti o servizi era radicalmente diverso da quello di oggi: per esempio il costo del lavoro era di gran lunga minore nell'età antica rispetto a quello odierno. Fatta questa doverosa premessa si possono fare delle caute stime riguardo al valore effettivo di un sesterzio. Volendo prendere come riferimento il prezzo dell'oro, forse quello rimasto più stabile nel tempo e meno influenzato dall'inflazione, possiamo considerare che un aureo, che nel I secolo d.C. pesava circa 8 grammi d'oro, valeva 100 sesterzi. Di conseguenza risulta che un sesterzio era valutato circa 0,08 grammi d'oro. Al prezzo attuale dell'oro di circa €60 al grammo, potremmo ricavare che un sesterzio doveva avere un valore compreso tra i 4 e i 5 euro.

Questo valore può essere considerato pressoché immutato almeno per tutto il I secolo d.C. e fino ai tempi della Roma di Traiano, agli inizi del II secolo d.C., periodo questo caratterizzato da bassissima inflazione, grazie allo stato florido dell'economia imperiale e alla stabilità interna dello Stato.

  1. ^ Klütz: Münzname..

From Wikipedia, the free encyclopedia · View on Wikipedia

Developed by Tubidy