Sigismondo Antonio Manci

Sigismondo Antonio Manci
Patrizio (titolo)
Nome completoSigismondo Antonio Manci
NascitaTrento, 18 luglio 1734
MorteTrento, 14 dicembre 1817
DinastiaManci
PadreGiovanni Battista Manci (Joannes Baptista comes de Manci)
MadreArcangela Alberti

Sigismondo Antonio Manci (Trento, 18 luglio 1734Trento, 14 dicembre 1817) è stato un nobile, presbitero e decano italiano.

Nato da una famiglia patrizia iscritta alla matricola della cittadinanza trentina (il padre fu eletto più volte Capo console), fu l'ultimo decano capitolare del Principato vescovile di Trento. Si batté per conservare l'autonomia e le prerogative del suo stato, e fu uno strenuo avversario delle politiche riformatrici di Casa d'Austria.

Sin dalla sua entrata nel Capitolo della cattedrale cominciò la redazione del Diario (che copre il periodo che va dal 1756 al 1793): rimasto a lungo inedito, è stato pubblicato in tre volumi nei primissimi anni Duemila[1]. A partire sempre dalla stessa data scrisse i resoconti degli Atti capitolari (dal 1757 al 1807): essi "conservano le registrazioni personali fatte da Manci delle sedute [...], delle discussioni avvenute nel conclave e delle deliberazioni assunte: accanto ai verbali ufficiali [...] costituiscono una preziosa fonte di ricerca per chi si occupa di storia istituzionale"[2]. Compilò inoltre gli Annali di Trento, raccolse e indicizzò "decreti e documenti capitolari dalla metà del XVI secolo in poi", scrisse una Vita sul principe vescovo Cristoforo Sizzo, tradusse L'arte di conoscere gli uomini di Bellegarde e Storia della Chiesa di Claude Fleury[3]. La maggior parte di questi sforzi letterari, tuttavia, non vide mai la pubblicazione, rimanendo inedito.

Coltivò per tutta la vita una forte avversione e inimicizia, "sul piano personale, familiare e politico", per i "Thuneri", la potente casata trentino tirolese che per due volte, con i propri candidati (Pietro Vigilio e Emanuele Maria Thun), gli impedì l'assunzione al soglio vescovile[4].

In qualità di decano si oppose inoltre all'azione (eterodiretta dagli Asburgo) degli ultimi principi vescovi Sizzo e Pietro Vigilio Thun, in difesa delle vecchie istituzioni e degli antichi privilegi. Nel settembre 1796, nominato capo reggente dopo la fuga del Thun, rappresentò il Principato dinanzi al generale Napoleone Bonaparte, entrato a Trento con le sue truppe. Dovette infine rassegnarsi alla soppressione dello stato tridentino (1803), al progressivo declino dell'Ancien Régime, a non poter mai divenire principe vescovo.

  1. ^ Sigismondo Antonio Manci, Diario (a cura di M. Stenico), 3 voll., Trento, Società di Studi trentini di Scienze storiche, 2004-2005.
  2. ^ Stenico, Introduzione, p. 25.
  3. ^ Per la citazione tra virgolette e quanto la segue vedi Donati, Autobiografia, cronaca e storia, p. 9.
  4. ^ Donati, Autobiografia, cronaca e storia, p. 33.

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