Il sistema idrico multisettoriale regionale (SIMR) della Sardegna, introdotto con la legge regionale del 6 dicembre 2006 n. 19, è l'insieme delle opere di approvvigionamento idrico e di adduzione (dighe, acquedotti, canali ecc.) atte ad alimentare i diversi comparti di utenza (civile, irriguo e industriale) nell'intero territorio isolano.
Il SIMR è stato istituito al fine di contribuire "ad una perequazione delle quantità e dei costi di approvvigionamento", riconoscendo l'acqua quale "patrimonio da tutelare in quanto risorsa limitata di alto valore ambientale, culturale ed economico" e considerando altresì "l'accesso all'acqua quale diritto umano, individuale e collettivo", in attuazione dell'articolo 43 della Costituzione.
Il sistema comprendente 32 dighe, 25 traverse (sbarramenti minori), 47 impianti di pompaggio, cinque impianti idroelettrici e oltre 1.000 chilometri di acquedotti e canali. È gestito dall'Ente acque della Sardegna (ENAS) che, nell'ambito della gestione delle risorse idriche sarde, subentra all'Ente autonomo del Flumendosa (poi ERIS), soppresso con la stessa legge 19/2006.
Le competenze istituzionali dell'ENAS, che è un ente pubblico non economico strumentale, riguardano sia la gestione degli impianti esistenti che la progettazione e la realizzazione di nuove opere.