Il software proprietario (o anche privato, non libero o closed source; dall'inglese proprietary software) è un software la cui licenza consente al beneficiario il suo utilizzo sotto particolari condizioni e ne impedisce altre come, ad esempio, lo studio, la modifica, la condivisione, la ridistribuzione o l'ingegneria inversa.[1]
Le restrizioni sono imposte dal titolare dei diritti di sfruttamento economico, cioè l'autore o – in caso di cessione dei diritti patrimoniali – il cessionario dei diritti in questione, tramite mezzi primariamente giuridici, come limitazioni nel contratto di licenza al regime di circolazione dei sorgenti o brevetti, nei paesi nei quali sono consentiti. L'autore non concede (salvo casi particolari) la proprietà del programma all'acquirente: oggetto della vendita è il solo diritto di usare il programma, secondo modalità ben definite (ad esempio su una specifica stazione di lavoro).[2]
Le modalità di limitazione sono spesso anche di natura tecnica, quando, ad esempio il software è pubblicato soltanto in codice binario tenendone segreto il codice sorgente. Questa semplice pratica rende infatti lo studio e la modifica tecnicamente infattibile: utilizzando disassemblatori sono necessarie elevate capacità informatiche e notevoli sforzi per ottenere informazioni o effettuare modifiche anche solo di minima entità.[3]