Space Oddity

Disambiguazione – Se stai cercando il singolo omonimo di David Bowie, vedi Space Oddity (singolo).
Space Oddity
album in studio
ArtistaDavid Bowie
Pubblicazione4 novembre 1969
Durata45:13
Dischi1
Tracce10
GenereSpace rock
Rock psichedelico
Folk rock
EtichettaPhilips Records
ProduttoreTony Visconti (tranne la traccia Space Oddity), Gus Dudgeon
ArrangiamentiDavid Bowie, Tony Visconti, Paul Buckmaster
RegistrazioneTrident Studios, Londra, giugno-ottobre 1969
FormatiLP, MC, CD
NoteLa traccia Space Oddity è prodotta da Gus Dudgeon
Certificazioni
Dischi d'oroBandiera del Regno Unito Regno Unito[1]
(vendite: 100 000+)
David Bowie - cronologia
Album precedente
(1967)
Singoli
  1. Space Oddity
    Pubblicato: 11 luglio 1969
  2. Memory of a Free Festival
    Pubblicato: 12 giugno 1970
Recensioni professionali
RecensioneGiudizio
Ondarock[2]
AllMusic[3]
Piero Scaruffi[4]
Rolling Stone[5]
Sputnikmusic[6]

Space Oddity è il secondo album dell'artista inglese David Bowie, pubblicato nel 1969 dalla Philips Records e ristampato su compact disc per la prima volta nel 1984.

L'album uscì nel Regno Unito con il titolo David Bowie, lo stesso del suo album di debutto, mentre negli Stati Uniti venne pubblicato dalla Mercury Records come Man of Words/Man of Music. Nel 1972 venne distribuito di nuovo dalla RCA Records come Space Oddity, il titolo con il quale è maggiormente conosciuto.

A parte la title track e Wild Eyed Boy from Freecloud, nessuna delle altre tracce è presente nelle raccolte di David Bowie, con l'unica eccezione di Bowie at the Beeb che include versioni registrate in alcune sessioni BBC.

  1. ^ (EN) Space Oddity, su British Phonographic Industry. URL consultato il 21 aprile 2016.
  2. ^ Recensione Ondarock, su ondarock.it, www.ondarock.it. URL consultato il 24 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2016).
  3. ^ Recensione AllMusic, su allmusic.com, www.allmusic.com. URL consultato il 24 settembre 2016.
  4. ^ Recensione Piero Scaruffi, su scaruffi.com, www.scaruffi.com. URL consultato il 24 settembre 2016.
  5. ^ Recensione Rolling Stone, su rollingstone.com, www.rollingstone.com. URL consultato il 24 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 30 maggio 2011).
  6. ^ Recensione Sputnikmusic, su sputnikmusic.com, www.sputnikmusic.com. URL consultato il 24 settembre 2016.

From Wikipedia, the free encyclopedia · View on Wikipedia

Developed by Tubidy