Stadio de la Cartuja

Estadio de la Cartuja
UEFA
Informazioni generali
StatoSpagna (bandiera) Spagna
UbicazioneSiviglia
Inizio lavori1997
Inaugurazione5 maggio 1999
Costo120 000 000
ProprietarioSociedad Estadio Olímpico de Sevilla S.A.
ProgettoCruz y Ortiz
Informazioni tecniche
Posti a sedere57 619
Classificazionecategoria 4 UEFA
CoperturaCompleta
Pista d’atleticaPresente
Mat. del terrenoErba
Uso e beneficiari
CalcioReal Betis
Siviglia
Selezione di Calcio dell'Andalusia
(tutti occasionalmente)
Mappa di localizzazione
Map

Lo stadio de la Cartuja (in spagnolo Estadio de la Cartuja; in italiano, "stadio della Certosa") è uno stadio multiuso situato nella città di Siviglia, capoluogo della comunità autonoma dell'Andalusia, in Spagna. Inaugurato nel 1999, è dotato di 57 619 posti a sedere.

Lo stadio si trova sull'Isla de la Cartuja accanto a quello che era il recinto dell'Esposizione universale di Siviglia 1992, e il 57% del terreno si trova nel comune di Santiponce. Lo stadio fu disegnato seguendo i criteri del CIO in modo da poter ospitare i Giochi olimpici del 2004 e del 2008 poi assegnati rispettivamente ad Atene e Pechino.[1]

Lo stadio è di proprietà della Sociedad Estadio Olímpico de Sevilla S.A., composta per il 40% dalla Giunta dell'Andalusia, per il 25% dal governo della Spagna, il 19% dal comune di Siviglia, 13% dalla provincia di Siviglia. Il restante 3% diviso tra i club del Real Betis e il Siviglia e due casse di credito El Monte de Piedad e la Caja San Fernando.[2]

Il costo complessivo per la realizzazione dello stadio è stato di 20 miliardi di pesetas pari a circa 120 milioni di euro.[3]

  1. ^ (EN) Estadio La Cartuja de Sevilla - The Stadium Guide, su stadiumguide.com. URL consultato il 24 aprile 2024.
  2. ^ (ES) Borja Sánchez, Así es La Cartuja, la 'casa' de la RFEF en Sevilla: un estadio de 120 millones de euros para la final de Copa, su El Español, 3 aprile 2024. URL consultato il 24 aprile 2024.
  3. ^ (ES) Sergio Mellado e Santiago Fernández Fuertes, Sevilla inaugura su Estadio Olímpico, in El País, 6 maggio 1999. URL consultato il 24 aprile 2024.

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