Stoicismo

Zenone di Cizio, il fondatore della scuola

Lo stoicismo è una corrente filosofica e spirituale,[1] di impronta razionale,[2] panteista,[3] determinista,[4] e dogmatica,[5] con un forte orientamento etico e tendenzialmente ottimista,[6] fondata intorno al 300 a.C.[7] ad Atene da Zenone di Cizio. La morale stoica risente di quella dei cinici, mentre la fisica si muove su una concezione del cosmo simile a quella di Eraclito. Insieme all'epicureismo e allo scetticismo, lo stoicismo rappresentò una delle maggiori scuole filosofiche dell'età ellenistica.[2]

Tale filosofia prende il suo nome dalla Stoà Pecìle di Atene o «portico dipinto» (in greco antico: στοὰ ποικίλη?, Stoà poikílē) dove Zenone impartiva le sue lezioni. Gli stoici sostenevano le virtù dell'autocontrollo e del distacco dalle cose terrene, portate all'estremo nell'ideale dell'atarassia, come mezzi per raggiungere l'integrità morale e intellettuale. Nell'ideale stoico è il dominio sulle passioni o apatìa che permette allo spirito il raggiungimento della saggezza. Riuscire è un compito individuale, e scaturisce dalla capacità del saggio di disfarsi delle idee e dei condizionamenti che la società in cui vive gli ha impresso. Lo stoico tuttavia non disprezza la compagnia degli altri uomini e l'aiuto ai più bisognosi è una pratica raccomandata. Per la loro concezione fatalistica dell'universo, che prevedeva la realizzazione di un piano universale razionale perfetto, insito nell'ordine della natura, il termine "stoico" nel linguaggio popolare indica ancora oggi una persona che sopporta coraggiosamente le sofferenze e i disagi.[8]

Lo stoicismo fu abbracciato da numerosi filosofi e uomini di stato, sia greci sia romani, fondendosi presso questi ultimi con le tradizionali virtù romane di dignità e comportamento. Il disprezzo per le ricchezze e la gloria mondana la resero una filosofia adottata sia da imperatori (come Marco Aurelio, autore dei Colloqui con sé stesso) che da schiavi (come il liberto Epitteto).

Busto dell'imperatore Marco Aurelio, uno dei massimi rappresentanti dello stoicismo romano (nuova Stoà)

Cleante, Crisippo, Seneca, Catone Uticense, Marco Giunio Bruto, Anneo Cornuto, Plinio il Vecchio, Quinto Giunio Rustico e Persio furono importanti personalità della scuola stoica, alla quale si ispirò anche Cicerone.[9]

  1. ^ Secondo la definizione di Pohlenz.
  2. ^ a b Giovanni Salmeri, Lo stoicismo, su mondodomani.org.
  3. ^ Alberto Pincherle, Goffredo Coppola, Guido Calogero, Panteismo, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  4. ^ Adolfo Levi, Determinismo, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  5. ^ Guido Calogero, Scetticismo, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  6. ^ Guido Calogero, Ottimismo, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  7. ^ Radice 2000.
  8. ^ Francesco Sabatini e Vittorio Coletti, Stoico, su dizionari.corriere.it, Corriere.it.
  9. ^ Anche Cicerone si ispirò allo stoicismo, pur non aderendo mai a nessuna scuola filosofica, mescolando nella sua concezione eclettica il platonismo della scuola accademica con lo stoicismo, cfr. Gérard Verbeke, Stoicismo, in Enciclopedia dantesca, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970.

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