Storia dell'ateismo

Simbolo utilizzato dall'Associazione internazionale d'iniziativa atea.

La storia dell'ateismo risale all'antichità. La proposizione spontanea che gli dei non esistano è antica come il teismo stesso e l'idea della non esistenza di dio è vecchia quanto il monoteismo e l'enoteismo. Asserisce lo storico francese Georges Minois, che lo interpreta nella sua qualità di fenomeno storico: "In realtà l'ateismo è antico come il pensiero umano, e sin dalle origini si è posto come uno dei modi di vedere il mondo: un mondo nel quale l'uomo è solo di fronte a se stesso e alla natura".[1].

Il termine ateismo, derivante dal greco "ἄθεος"-atheos (senza Dio, negatore delle divinità ma con la connotazione di "empio") è il rifiuto di credere che Dio o una qualsiasi altra potenza divina esista, in traslato è l'assenza d'una qualsiasi fede religiosa. Sulla percentuale totale della popolazione dell'intero pianeta i pubblici seguaci dell'ateismo rimangono in ogni caso ancor oggi una minoranza.

La parola greca αθεοι "Atheoi" ("[quelli che sono] senza dio "), così come appare nella Lettera agli Efesini 2:12.

Anche se la parola come sostantivo astratto è stata coniata per la prima volta nel 1540[2] e l'introduzione di un certo ateismo positivo non si è realizzato prima del tardo XVIII secolo[3], le idee d'impostazione atea e la loro influenza hanno un percorso ed una vicenda storica molto più lunga. Lungo il corso dei secoli gli atei sono giunti al loro punto di vista conclusivo attraverso un'ampia varietà di percorsi, tra cui la conoscenza nelle nozioni fondamentali dell'apparato scientifico, ma anche tramite convinzioni più prettamente filosofiche ed ideologiche.

Le nozioni e concezioni ateistiche si guadagnarono lentamente un certo sostegno nella tradizione degli ambienti intellettuali europei a cavallo del Rinascimento e subito dopo la riforma protestante.

L'ateismo più schietto è stato poi sostenuto da alcuni tra i più importanti protagonisti della rivoluzione francese, che cercarono attivamente di eliminare ogni "superstizione religiosa" dalla mente e dai cuori del popolo francese, sebbene il principale capo rivoluzionario, Maximilien de Robespierre, fosse contrario e affermasse che "l'ateismo è aristocratico".[4]

Il pensiero ateo ha fatto poi enormi passi avanti nel periodo tra le due guerre mondiali e lungo tutto il XX secolo, quando i regimi nazionali propugnatori del comunismo i quali si susseguirono via via in molti paesi del mondo giunsero a promuovere un ateismo di stato che sopravvisse a vari livelli continuando ad essere disciplinato dal governo ufficiale.

L'ateismo marxista-leninista e le sue varianti di pensiero ebbero una notevole influenza; l'opinione del marxismo nei riguardi della religione ebbe un'importanza preponderante per i governi comunisti che s'istituirono in Unione sovietica, Europa dell'Est, Repubblica popolare cinese, Corea del Nord e Cuba. Con la caduta del muro di Berlino una certa religiosità si è ristabilita in varia misura in tutto l'ex blocco sovietico, mentre nelle società occidentali, con la loro storia di capitalismo, modernismo, consumismo e secolarizzazione ha veduto un sostanziale declino della pratica religiosa, con la crescita progressiva di un punto di vista più prettamente ateo e la cui visione ha avuto dei sostenitori di alto profilo.

  1. ^ Georges Minois, "Storia dell'ateismo" [1998], Roma, Editori Riuniti, 2000.
  2. ^ Il termine "atheism" compare per la prima volta nella traduzione fatta da John Cheke del De superstitione di Plutarco, come traduzione del termine greco atheotes. Nella traduzione il termine è usato per indicare coloro che pensano che non ci sono dèi, ma nel saggio unito alla traduzione Cheke usa il termine per indicare la negazione della divina provvidenza. (Gavin Hyman, A Short History of Atheism, Londra, I.B. Tauris, 2010, p. 4.
  3. ^ "Verso il 1630, si formano gruppi di "libertini", eruditi e scettici, che svaniranno intorno al 1655 (circa nel momento in cui le possessioni diaboliche scompaiono, va notato) prima di tornare agli inizi del 1680. L'ateismo, di cui cento anni prima non si parlava mai, diventa un fatto riconosciuto." Michel de Certeau, La possession de Loudun, edizione riveduta da Luce Giard, Parigi, Gallimard, 2016 (prima edizione 1970), p. 151.
  4. ^ Marcel Gauchet, Robespierre. L'incorruttibile e il tiranno. Tra libertà e Terrore: le memorie divise della Rivoluzione francese, 2019

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