Strage di Ustica

Strage di Ustica
Il DC-9 I-TIGI all'aeroporto di Londra-Luton due mesi prima dell'incidente
Tipo di eventoIncidente aereo
Data27 giugno 1980
Ora20:59:45 (UTC+1)
(19:59:45 UTC)
Tipo
  • Abbattimento da parte di aereo non identificato in scenario di guerra aerea (secondo il governo italiano)[1]
  • Abbattimento errato con missile a ricerca termica da parte di caccia francese con intento di colpire un MiG libico (secondo Giuliano Amato)[2]
LuogoMar Tirreno
StatoBandiera dell'Italia Italia
Coordinate39°43′N 12°55′E
Numero di volo
  • IH870 (IATA)
  • IHS870 (ICAO)
  • ITAVIA 870 (Indicativo di chiamata)
Tipo di aeromobileDouglas DC-9-15
OperatoreItavia
Numero di registrazioneI-TIGI
PartenzaAeroporto di Bologna-Guglielmo Marconi
DestinazioneAeroporto di Palermo-Punta Raisi
Occupanti81
Passeggeri77
Equipaggio4
Vittime81
Feriti0
Sopravvissuti0
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Italia
Strage di Ustica
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La strage di Ustica è stato un incidente aereo, avvenuto alle 20:59 (UTC+2) del 27 giugno 1980 nel mar Tirreno meridionale, nel tratto compreso tra le isole italiane di Ponza e Ustica.[3][4][5]

Vi fu coinvolto il volo di linea IH870 della compagnia aerea Itavia, partito dall'aeroporto di Bologna-Guglielmo Marconi e diretto all'aeroporto di Palermo-Punta Raisi. La partenza era programmata, come da orario della compagnia Itavia, per le 18:15, ma venne posticipata di quasi due ore a causa di una tempesta su Bologna e dell'arrivo in ritardo dell'aeromobile Douglas DC-9-15 con marche I-TIGI.[6]

L'aereo perse il contatto radio col centro di controllo d'area di Roma (nominativi radio Roma Radar con frequenza 124,2 MHz e, successivamente, Roma Controllo, frequenza 128,8 MHz), responsabile del servizio di controllo del traffico aereo in quel settore e ubicato presso l'aeroporto di Roma-Ciampino, si spezzò — come appurato dopo lunghe analisi dei dati radar e con il successivo recupero del relitto dal fondo del mare — in almeno due grossi tronconi e cadde nel mar Tirreno meridionale.

Nell'incidente morirono tutti gli 81 occupanti dell'aeromobile, tra passeggeri ed equipaggio. È il quarto disastro aereo italiano per numero di vittime, dopo quelli del volo Alitalia 4128, del volo Alitalia 112 e di Linate.

A diversi decenni di distanza, vari aspetti dell'incidente non sono ancora chiariti in maniera compiuta, a partire dalla dinamica stessa.[7]

Varie ipotesi sono state formulate nel corso degli anni riguardo alla natura, alla dinamica e alle cause dell'incidente: una delle più battute, e accettata con valenza in sede civile e risarcitoria, riguarda un coinvolgimento internazionale, in particolare francese, libico e statunitense, con il DC-9 che si sarebbe trovato sulla linea di fuoco di un combattimento aereo e sarebbe stato bersagliato per errore da un missile lanciato nello specifico da un caccia francese o NATO con l'intenzione di colpire un Mig delle forze aeree libiche.[8][9][10]

Nel 1994, nel libro di Claudio Gatti "Il quinto scenario" pubblicato da Rizzoli, l'autore espose la pista israeliana, con il DC-9 che era divenuto bersaglio di un missile lanciato da un caccia israeliano, con l'intenzione di colpire l'aereo di linea con a bordo gli 81 passeggeri poiché, secondo alcune voci, vi sarebbe stato Gheddafi a bordo con un carico di plutonio da utilizzare in una fantomatica "Bomba degli iracheni".[11]

Altre ipotesi, tuttavia meno accreditate e, alla prova dei fatti, rivelatesi inconsistenti, parlano di cedimento strutturale o di attentato terroristico (un ordigno esplosivo di cui è stata ipotizzata la collocazione a bordo in varie posizioni, per ultimo nella toilette del velivolo). Quest'ultima ipotesi appare in forte contrasto sia con la scoperta di varie parti integre della fusoliera, quali vani carrelli e bagagliaio e perfino il sedile del WC della toilette, risultato intatto, che suggerivano che non vi fosse stata alcuna esplosione interna,[12] sia con la accertata presenza di sostanze esplosive come il T4 e il TNT compresenti su alcuni rottami e suppellettili recuperate e perciò indicativa — per la delicatezza della lavorazione congiunta delle due sostanze — di un ordigno esplosivo di fabbricazione industriale e non artigianale.

La più autorevole opinione sulla causa del disastro venne nel febbraio 2007 dal Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, che all'epoca dell'incidente era il Presidente del Consiglio in carica, il quale, riferendo all'autorità giudiziaria, attribuì la responsabilità involontaria dell'abbattimento a un missile francese «a risonanza e non a impatto», lanciato da un velivolo dell'Aéronavale decollato dalla portaerei Clemenceau ma oggi, dopo ulteriori indagini, si propende per la portaerei Foch, e che furono i servizi segreti italiani a informare lui e l'allora (2007) ministro dell'interno Giuliano Amato dell'accaduto.[13] Il missile era destinato, nelle intenzioni del lanciatore, a un velivolo libico su cui, a detta di Cossiga, si sarebbe trovato il dittatore libico Mu'ammar Gheddafi.[14] Tesi analoga è alla base della conferma, da parte della cassazione, della sentenza di condanna civile al risarcimento ai familiari delle vittime, irrogata contro i Ministeri di trasporti e difesa dal tribunale di Palermo.[15] Nel settembre 2023, lo stesso Giuliano Amato ha confermato tale ricostruzione, dichiarando ai microfoni di La Repubblica che la strage fu conseguenza di "un piano per colpire l'aereo sul quale volava Gheddafi".[16][17]

La compagnia aerea Itavia, di proprietà di Aldo Davanzali, era già pesantemente indebitata prima dell'incidente[18][19] e cessò le operazioni poco meno di sei mesi dopo, il 10 dicembre 1980; il 12 dicembre le fu revocata la licenza di operatore aereo[18] con messa a rischio dei livelli occupazionali[18] e, nel giro di un anno, si aprì la procedura di amministrazione controllata, cui fece seguito il conferimento di flotta aerea e personale ad Aermediterranea, società partecipata dall'allora compagnia di bandiera Alitalia e dalla sua consociata ATI.

Nel 2018 la cassazione ha condannato i Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti e della difesa a risarcire gli eredi del titolare della compagnia Itavia per il dissesto finanziario al quale andò incontro dopo il disastro aereo di Ustica; i due Ministeri sono stati riconosciuti colpevoli dell'omesso controllo della situazione di rischio venutasi a creare nei cieli di Ustica dove aerei militari non autorizzati e non identificati incrociarono l'aerovia assegnata al volo Itavia.[20]

  1. ^ La causa del missile è così descritta dalla sentenza 1871/2013 III sezione civile della corte suprema di cassazione. Sentenza 1871/2013 III sezione civile della corte suprema di Cassazione (PDF), su stragi80.it. URL consultato il 27 giugno 2018 (archiviato il 25 marzo 2016).
  2. ^ Strage di Ustica, Amato riapre il caso. Meloni: "Ci dia gli elementi", in SkyTG24, 2 settembre 2023.
  3. ^ Ustica e l'ipocrita giustizia bifronte, in Panorama, 26 giugno 2018.
  4. ^ Strage di Ustica, dalla tragedia ai processi: un mistero lungo 38 anni, su tg24.sky.it, 22 maggio 2018. URL consultato l'11 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2019).
  5. ^ Andrea Purgatori, Ustica, 35 anni dopo la strage manca l'ultima verità: Chi ha sparato il missile che ha abbattuto il Dc9?, in L'Huffington Post, 27 giugno 2015. URL consultato l'11 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2019).
  6. ^ L’ultimo messaggio del pilota ai passeggeri del Dc9, su Stragi80.it, 11 giugno 2013. URL consultato il 5 maggio 2024 (archiviato il 10 luglio 2014).
  7. ^ Cronologia Strage di Ustica: 27 anni di misteri, in la Repubblica, Roma, 10 gennaio 2007 (archiviato il 4 agosto 2019).
  8. ^ Ustica, Stato condannato a risarcire vittime. "Congruamente motivata la tesi del missile", la Repubblica, 28 gennaio 2013. URL consultato il 27 giugno 2017 (archiviato dall'url originale il 19 marzo 2017).
  9. ^ Ustica: fu un missile, ora i danni, in Il Sole 24 Ore, 29 gennaio 2013. URL consultato il 27 giugno 2017 (archiviato dall'url originale il 27 giugno 2017).
  10. ^ Ustica, lo Stato risarcirà le famiglie delle vittime, Corriere della Sera, 29 gennaio 2013. URL consultato il 27 giugno 2017 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
    «La strage di Ustica avvenne a causa di un missile»
  11. ^ Claudio Gatti e Gail Hammer, Il quinto scenario, Milano, Rizzoli, 1994, ISBN 88-17-84317-2.
  12. ^ Franco Scottoni, Dagli oblò la prova: fu un missile, in la Repubblica, 14 settembre 1991. URL consultato il 12 dicembre 2017 (archiviato il 13 dicembre 2017).
  13. ^ Strage di Ustica, nuove indagini. Sentito Cossiga: un missile francese, in Corriere della Sera, 22 giugno 2008, p. 19.
  14. ^ Strage di Ustica, nuove indagini. Sentito Cossiga: un missile francese, in Corriere della Sera, 22 giugno 2008, p. 19. URL consultato il 28 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2011).
  15. ^ Ustica: Marrazzo, sentenza Cassazione coincide con dichiarazioni Cossiga, in la Repubblica, 28 gennaio 2013. URL consultato il 12 dicembre 2017 (archiviato il 21 aprile 2019).
  16. ^ Ustica, Amato a La Repubblica "missile francese colpì Dc9" - Ultima ora - Ansa.it, su Agenzia ANSA, 2 settembre 2023. URL consultato il 2 settembre 2023.
  17. ^ Amato su Ustica: "Non ritratto nulla, ho parlato perché sento il peso dell'età", in la Repubblica, 5 settembre 2023.
    «ha invece ammesso di aver commesso un errore nel ricostruire il ruolo di Bettino Craxi. "Un errore, segnalato anche da figli di Craxi. Inizio ad avere una certa età e ho ammesso che non sono in grado dire se l'errore l'ho fatto io o se lo fece chi mi disse che Craxi informò Gheddafi. È un fatto che lo informò nell'86"»
  18. ^ a b c Resoconto stenografico 267 della seduta del 19 gennaio 1981 (PDF), Camera dei deputati, 19 gennaio 1981, p. 22493. URL consultato il 12 dicembre 2017 (archiviato il 13 dicembre 2017).
  19. ^ Gianluca Di Feo, Itavia, la guerra segreta tra Andreotti e la Thatcher, in la Repubblica, 27 giugno 2011. URL consultato il 12 dicembre 2017 (archiviato il 4 agosto 2019).
  20. ^ Alessandra Ziniti, Disastro aereo di Ustica, i 265 milioni di risarcimento ad Itavia non bastano, in la Repubblica, 6 dicembre 2018. URL consultato l'11 dicembre 2018 (archiviato il 6 dicembre 2018).

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