Tahmasp I

Tahmāsp I
Scià dello Stato Safavide
Stemma
Stemma
In carica23 maggio 1524 –
25 maggio 1576
Incoronazione2 giugno 1524
PredecessoreScià Isma'il I
SuccessoreScià Ismāʿīl II
Nome completoTahmāsp b. Ismāʿīl b. Haydar b. Junayd al-Ṣafavī
NascitaShahabad, 22 febbraio 1514
MorteQazvin, 25 maggio 1576 (62 anni)
DinastiaSafavide
PadreScià Isma'il I
MadreTajli Khanum
ConsorteSultanum Begum
Altre
FigliIsmail II
Altri
ReligioneIslam

Scià Tahmāsp I (in persiano شاه تهماسب یکم‎; negli antichi testi in italiano: Tamas; Shahabad, 22 febbraio 1514Qazvin, 25 maggio 1576) è stato un sovrano persiano della dinastia safavide rimasto al potere dal 1524 fino alla sua morte. Subentrato al padre Ismāʿīl, il suo regno fu caratterizzato da guerre continue a Occidente contro i Turchi ottomani e a Oriente contro gli Usbechi.

Tahmāsp I era il figlio maggiore di Ismāʿīl e della sua consorte principale, Tajli Khanum. Una volta salito al trono, dovette in primis occuparsi delle guerre civili in corso tra i principali esponenti dei kizilbash fino al 1532, quando riuscì ad affermare la sua autorità e a inaugurare una monarchia assoluta. Poco dopo fu coinvolto in un conflitto che si sarebbe protratto a lungo con l'Impero ottomano, la guerra ottomano-safavide del 1532-1555, la quale può essere cronologicamente suddivisa in tre fasi. In quel ventennio circa il sultano ottomano, Solimano il Magnifico, cercò di installare sul trono safavide dei candidati rivali di Tahmasp. La guerra terminò con la pace di Amasya nel 1555, con gli ottomani che ottennero la sovranità sull'Iraq, su gran parte del Kurdistan e sulla Georgia occidentale. Tahmasp si scontrò anche con gli Usbechi del Khanato di Bukhara per il possesso del Grande Khorasan; durante questo periodo, gli Usbechi razziarono ripetutamente Herat. Nel 1528, all'età di quattordici anni, sconfisse gli Usbechi nella battaglia di Jam sfruttando l'artiglieria, sconosciuta all'altra fazione impegnata nello scontro.

Tahmasp patrocinò a più riprese gli artisti ed egli stesso si dimostrò un discreto pittore. Egli costruì degli alloggi specifici nel palazzo reale riservati a pittori, calligrafi e poeti. In una fase intermedia del suo regno, invertì la sua tendenza e cominciò a disprezzare i poeti, allontanandone molti ed esiliandoli alla corte dell'Impero Moghul. Tahmasp si distinse per la sua devozione religiosa e il fervente zelo per il ramo sciita dell'Islam. Egli conferì molti privilegi al clero e permise loro di rivestire incarichi di spessore in ambito giuridico e amministrativo. Nel 1544, chiese all'esiliato imperatore Mughal Humayun di convertirsi allo sciismo in cambio dell'assistenza militare per reclamare il suo trono in India. Il nitido orientamento religioso di Tahmasp non gli impedì di intrattenere delle relazioni bilaterali con delle potenze cristiane, specie la Repubblica di Venezia e la Monarchia asburgica, che erano altresì rivali dell'Impero ottomano.

La sua successione fu contestata prima della sua dipartita. Quando Tahmasp morì il 14 maggio 1576, seguì una guerra civile che coincise con l'eccidio della maggior parte dei membri della famiglia reale. Il regno di Tahmasp, durato quasi cinquantadue anni, fu il più lungo rispetto a quello di qualsiasi altro discendente della dinastia safavide. Sebbene i resoconti occidentali contemporanei fossero abbastanza critici sulla sua figura, gli storici moderni lo descrivono come un comandante coraggioso e abile che mantenne ed espanse l'impero di suo padre. La sua parentesi al potere coincise con un cambio di rotta nella politica ideologica safavide; mentre il suo genitore si era proposto come Mahdi (Messia) agli occhi delle tribù turcomanne kizilbash, le quali per questo lo veneravano, Tahmasp conferì alla sua immagine pubblica un ritratto meno sacrale, dipingendosi semplicemente come un re sciita molto pio e ortodosso. Egli diede il via a un lungo processo, poi seguito dai suoi successori, volto a porre fine all'influenza dei kizilbash sulla politica safavide, sostituendoli con un "terzo ceto" di recente affermatasi sullo scenario politico, ovvero gruppi di cittadini georgiani e armeni islamizzati.


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