La Terza dinastia di Ur (detta anche Ur III) fu una dinastia reale sumera, centrata sulla città di Ur, che regnò alla fine del III millennio a.C.[1]
Il periodo di Ur III si iscrive in quella fase, detta "età neo-sumerica" (o "rinascita sumerica"), che, dopo la caduta dell'Impero di Akkad per mano dei Gutei (una popolazione montanara), vide le città sumere tornare ad assumere un ruolo guida in Mesopotamia.[1] Questa rinnovata indipendenza culminò in un evento bellico: il re sumero Utukhegal, re di Uruk, sconfisse i Gutei di Tirigan, allontanandoli dall'alluvio mesopotamico. Fu però il governatore di Ur (Ur-Nammu) a raccogliere il potere nelle proprie mani, dando vita alla nuova dinastia di Ur e formando un organismo statale anche più compatto dell'Impero di Akkad.[1][2]
Questo "rinascimento sumerico" vide la lingua sumera diffondersi come lingua amministrativa in tutto il "paese interno" (cioè l'area direttamente controllata dall'autorità imperiale), ma come lingua parlata era in netto declino (in favore dell'accadico e dell'amorreo) e giungerà ad essere una lingua morta con la fine della dinastia.[1]
È nei circa 100 anni di Ur III (2112-2004 a.C.) che la popolazione dell'area mesopotamica raggiunse un massimo quantitativo, insuperato in tutto il periodo pre-classico.[3] A questa fase risalgono alcune importanti realizzazioni architettoniche, tra cui la ziggurat di Ur.[4]
Oltre al fondatore, Ur-Nammu, altra figura importante di Ur III è il figlio di questi, Shulgi. L'ultimo re di Ur III, Ibbi-Sin, fu abbandonato e tradito da un suo generale, Ishbi-Erra, fondatore dell'ultima dinastia registrata dalla Lista reale sumerica, la Prima dinastia di Isin.[5]