The Beach Boys

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The Beach Boys
Da sinistra, Al Jardine, Mike Love, Brian Wilson, Carl Wilson e Dennis Wilson (1965)
Paese d'origineBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
GenereSurf music[1][2][3][4][5][6]
Pop[1][4][7]
Rock[1][8][9]
Periodo di attività musicale1961 – in attività
EtichettaCapitol Records
Reprise Records
Brother Records
Album pubblicati97
Studio29
Live11
Raccolte56
Remix1
Logo ufficiale
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Sito ufficiale

The Beach Boys sono un gruppo musicale statunitense formatosi nel 1961 a Hawthorne, nei pressi di Los Angeles.[10][11]

Considerati una delle band più influenti nella storia della musica,[10][11] raggiunsero uno straordinario e immediato successo di vendite,[12][13] diventando in breve tempo un'icona giovanile della loro generazione[14], contribuendo nella prima metà degli anni '60 a creare nell'immaginario collettivo di tutto il mondo lo stereotipo della California come «terra di sole, mare e divertimento», in qualità di rappresentanti della nascente cultura surf e della musica che le diede voce, la surf music.[15]

Proprio grazie a questo immenso successo, la band è stata spesso considerata un fenomeno di massa di proporzioni globali[16] ed uno degli elementi più rappresentativi della cultura statunitense.[10][17]

Inizialmente la loro musica, in superficie e solo all'apparenza semplice[18], mascherava uno stile interpretativo raffinato, che evidenziava composizioni con strutture melodiche sofisticate, costruite su armonie vocali a più voci.[19] Nel giro di pochi anni dagli esordi si allontanarono dal rock and roll di facile presa da classifica[20], abbandonando quasi in maniera definitiva le sonorità e le tematiche con cui conquistarono inizialmente il loro pubblico[21], maturando artisticamente in maniera sorprendente nelle produzioni di studio, per diventare a maggior ragione un punto di riferimento con cui misurarsi, secondo i più illustri colleghi e addetti ai lavori.[22]

I Beach Boys sono stati fonte di ispirazione per numerosi artisti[23], tra i quali i Beatles, i Queen gli ABBA, Elton John, Eric Clapton, Simon & Gartfunkel, Billy Joel, Bruce Springsteen, David Bowie e molti altri.[24]

Nel corso della lunghissima e travagliata carriera artistica il gruppo sperimentò, tra contrasti e tensioni interne, una moltitudine di generi musicali differenti,[25] lasciando incompiuti diversi progetti mai pubblicati ufficialmente, o non per intero, nonostante l'abbondante catalogo discografico rilasciato[26].

La vetta artistica della carriera fu raggiunta nell'estate del 1966, con la pubblicazione dell'undicesimo album di studio Pet Sounds, considerato da sempre uno dei massimi capolavori della storia della musica. L’album è stato classificato al secondo posto nella classifica dei 500 migliori album di tutti i tempi stilata sia nel 2012 che nel 2020 dalla rivista americana Rolling Stone e al primo posto in quelle stilate nel 1995 da Mojo e Uncut[27]. Sempre nel 1966 viene pubblicato il singolo Good Vibrations, che riscosse un successo così grande da fargli attribuire dalla stampa il titolo di miglior band dell'anno persino in Inghilterra[28]. Il singolo venne inoltre classificato, sempre da Rolling Stone, al primo posto nella lista delle 500 migliori canzoni[29]. Molte delle sperimentazioni e delle tecniche di incisione vennero sperimentate e introdotte dal complesso per merito delle idee visionarie dello storico leader fondatore Brian Wilson che in quel periodo ispirarono diversi artisti (soprattutto i Beatles nella seconda parte della loro carriera) e infleunzarono il mondo della musica moderna. Nel 2017, uno studio stilato nel catalogo di AllMusic ha indicato i Beach Boys come la quinta voce più frequentemente citata a livello d'influenza nel suo intero database.

Quella dei Beach Boys è una storia affascinante quanto drammatica[30], fatta non solo di musica e raccontata più volte attraverso film, opere di fiction e letterarie e documentari.[31]

  1. ^ a b c (EN) The Beach Boys, su AllMusic, All Media Network.
  2. ^ (EN) Paul Du Noyer, Music, Ted Smart, 2004, pp. 30-31.
  3. ^ OndaRock: Beach Boys - Smile, su ondarock.it. URL consultato il 22 ottobre 2016.
  4. ^ a b (EN) OndaRock: Archivio (lettera "B"), su ondarock.it. URL consultato il 22 ottobre 2016.
  5. ^ (EN) Timothy Thomas, Anthony White, The Beach Boys, su britannica.com, Encyclopædia Britannica. URL consultato il 27 ottobre 2016.
  6. ^ Il fatto quotidiano - Beach Boys, 50 anni fa usciva Pet Sounds: un vero e proprio album solista di Brian Wilson, un capolavoro che non sente lo scorrere del tempo, su ilfattoquotidiano.it. URL consultato il 22 ottobre 2016.
  7. ^ (EN) Rolling Stone, su rollingstone.com. URL consultato il 22 ottobre 2016.
  8. ^ (EN) Scott Stanton, The Tombstone Tourist: Musicians, Simon & Schuster, 2003, pp. 18.
  9. ^ (EN) David V. Moskowitz, The 100 Greatest Bands of All Time: A Guide to the Legends Who Rocked the World, ABC-Clio, 2015, pp. 46.
  10. ^ a b c (EN) Domenic Priore, Smile: The Story of Brian Wilson's Lost Masterpiece, Sanctuary, 2005, ISBN 978-1-86074-627-7. URL consultato il 7 dicembre 2022.
  11. ^ a b (EN) Luis Sanchez, The Beach Boys' Smile, Bloomsbury Publishing USA, 8 maggio 2014, ISBN 978-1-62356-956-3. URL consultato il 7 dicembre 2022.
  12. ^ (EN) Philip Lambert, Inside the Music of Brian Wilson: The Songs, Sounds, and Influences of the Beach Boys' Founding Genius, Continuum, 2007, ISBN 978-0-8264-1876-0. URL consultato il 7 dicembre 2022.
  13. ^ Brian Wilson Vs. Wayne Coyne Vs. Stop Smiling: Part One :: Stop Smiling Magazine, su www.stopsmilingonline.com. URL consultato il 7 dicembre 2022.
  14. ^ (EN) Anthony ed DeCurtis, James Henke e Holly George-Warren, The Rolling Stone Illustrated History of Rock & Roll: The Definitive History of the Most Important Artists and Their Music, Random House, 1992, ISBN 978-0-679-73728-5. URL consultato il 7 dicembre 2022.
  15. ^ (EN) Richie Unterberger, White Light/White Heat: The Velvet Underground Day by Day, Jawbone Press, 2009-06, ISBN 978-1-906002-22-0. URL consultato il 7 dicembre 2022.
  16. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :2
  17. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :3
  18. ^ (EN) Josh Black, Why the Beach Boys are the 2nd Best Rock Band of All Time, su The Riff, 27 giugno 2021. URL consultato il 29 gennaio 2024.
  19. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :4
  20. ^ (EN) Rolling Stone, Readers' Poll: The Best Beach Boys Songs Ever, su Rolling Stone, 6 giugno 2012. URL consultato il 29 gennaio 2024.
  21. ^ The Beach Boys | Rolling Stone Italia, su rollingstone.it. URL consultato il 27 agosto 2023.
  22. ^ Rob C. Wegman, Beach Boys, the, in Oxford Music Online, Oxford University Press, 2001. URL consultato il 27 agosto 2023.
  23. ^ 7 Artists Influenced By The Beach Boys: The Beatles, Weezer, The Ramones & More | GRAMMY.com, su www.grammy.com. URL consultato il 29 gennaio 2024.
  24. ^ (EN) The Beach Boys at 60: A salute to one of rock music's most influential groups, su Official Charts, 22 gennaio 2022. URL consultato il 29 gennaio 2024.
  25. ^ Le migliori undici canzoni dei Beach Boys, su Il Post, 1º ottobre 2012. URL consultato il 27 agosto 2023.
  26. ^ (EN) Goldmine staff, Discover the story behind The Beach Boys' 'SMiLE', su Goldmine Magazine: Record Collector & Music Memorabilia, 4 gennaio 2012. URL consultato il 29 gennaio 2024.
  27. ^ (EN) #2 The Beach Boys, 'Pet Sounds' (1966), su Rolling Stone 500 Greatest Albums Of All Time. URL consultato il 29 gennaio 2024.
  28. ^ (EN) Bonhams : An NME award to the Beach Boys for Best World Vocal Group, 1966-67, su www.bonhams.com. URL consultato il 29 gennaio 2024.
  29. ^ (EN) The Beach Boys, 'Good Vibrations', su Rolling Stone Australia, 15 settembre 2021. URL consultato il 29 gennaio 2024.
  30. ^ “Love and Mercy”: la storia di Brian Wilson, su XL Repubblica.it. URL consultato il 29 gennaio 2024.
  31. ^ (EN) Condé Nast, A New Documentary Shows the Beach Boys’ Brian Wilson as He’s Never Been Seen Before, su Vogue, 19 novembre 2021. URL consultato il 29 gennaio 2024.

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