The Who

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The Who
Gli Who dal vivo nel 1975. Da sinistra, Roger Daltrey, John Entwistle, Keith Moon e Pete Townshend
Paese d'origineRegno Unito (bandiera) Regno Unito
GenereRock[1]
Periodo di attività musicale1964 – 1984
1988 – 1990
1995 – 1997
2000 – in attività
Album pubblicati18
Studio12
Live1
Raccolte6
Sito ufficiale

The Who sono un gruppo musicale rock britannico originario di Londra, considerato tra le maggiori band rock and roll di tutti i tempi, con oltre 100 milioni di dischi venduti.[2] Le prime apparizioni dal vivo del complesso risalgono al 1964,[3] con la storica formazione del gruppo: Pete Townshend (chitarrista, e autore della maggior parte delle canzoni), Roger Daltrey (voce), John Entwistle (basso elettrico) e Keith Moon (batteria).

Dopo un breve periodo da portabandiera del movimento mod inglese, gli Who raggiungono il successo nel 1965, con l'uscita dell'album My Generation, il cui omonimo brano si rivela il primo inno generazionale,[4] nonché uno dei pezzi ancora oggi più conosciuti e rappresentativi della band,[5] oltre a essere stato inserito, nel 2004, all'undicesimo posto tra le 500 migliori canzoni secondo Rolling Stone.[6] Gli Who nel corso della loro carriera hanno piazzato 27 singoli nei primi 40 posti delle classifiche di vendita britanniche e statunitensi, oltre a raggiungere la top ten con 17 album (ottenendo nel contempo 18 dischi d'oro, 12 di platino, e 5 multi-platino solamente negli Stati Uniti).

Gli Who raggiungono il grande pubblico a partire dal 1965 con una serie di singoli di successo, grazie anche alle trasmissioni di alcune radio pirata di oltremanica come Radio Caroline, come I Can't Explain e Substitute. In A Quick One, pubblicato nel 1966, è possibile notare il progredire della ricerca musicale di Townshend verso la realizzazione di un'opera rock a carattere teatrale, che si concretizzerà poi in Tommy (1969) e in Quadrophenia (1973), che ebbero entrambi una trasposizione cinematografica.

Del 1979 è il documentario sulla storia del gruppo, Uragano Who (The Kids Are Alright). Tra i protagonisti della Swinging London, furono molto influenzati dalla musica dei loro contemporanei Beatles e Rolling Stones[senza fonte], di cui continuarono il fenomeno della British invasion. Ebbero una notevole influenza su altre band a loro volta, lasciando un'onda lunga che va dai Led Zeppelin[senza fonte] ai Sex Pistols,[7] dagli U2[8] agli Oasis[1] passando per i Pearl Jam.[9]

È particolarmente discusso l'inserimento degli Who all'interno del genere proto-punk[senza fonte], ovvero a quella derivazione del garage rock che a metà anni settanta porterà Ramones, Sex Pistols, The Clash[1] e altre band a creare il punk rock e in particolare il punk rock delle origini.

Dopo la scomparsa di Keith Moon, morto nel 1978, e di John Entwistle, nel 2002, Townshend e Daltrey continuarono a pubblicare nuovi album e a proporre dal vivo i brani del gruppo, accompagnati da Pino Palladino al basso e Kenney Jones o Zak Starkey (figlio di Ringo Starr) alla batteria. Nel 2006, gli Who hanno pubblicato il loro primo disco registrato in studio da It's Hard del 1982, intitolato Endless Wire.

Il gruppo appare alla posizione 29 della lista dei 100 migliori artisti secondo Rolling Stone.[10] Tutti i membri della band fanno inoltre parte individualmente di una delle classifiche di Rolling Stone, di cui tre nella top ten del proprio strumento: Roger Daltrey alla posizione 61 della lista dei 100 migliori cantanti secondo Rolling Stone,[11] Pete Townshend alla 10ª della lista dei 100 migliori chitarristi,[12] Keith Moon alla 2ª tra i migliori batteristi di tutti i tempi scelti dai lettori della rivista[13] e John Entwistle è al primo posto nella classifica dei migliori bassisti di tutti i tempi scelti dai lettori.[14]

  1. ^ a b c (EN) Stephen Thomas Erlewine, The Who, su AllMusic, All Media Network.
  2. ^ Rock and Roll Hall of Fame, su rockhall.com. URL consultato il 4 settembre 2007 (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2010).
  3. ^ I concerti degli Who nel 1964, su thewholive.de. URL consultato il 4 settembre 2007 (archiviato dall'url originale il 27 luglio 2011).
  4. ^ Rockol.it: miglior inno generazionale è My generation degli Who
  5. ^ Review su My Generation, su thewho.net. URL consultato l'11 novembre 2007 (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2005).
  6. ^ The Rolling Stone 500 greatest songs of all time, su rollingstone.com. URL consultato il 4 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2010).
  7. ^ Pagina sui Sex Pistols su All Music Guide, su allmusic.com. URL consultato il 7 ottobre 2007.
  8. ^ Pagina sugli U2 su All Music Guide, su allmusic.com. URL consultato il 7 ottobre 2007.
  9. ^ Pagina sugli Pearl Jam su All Music Guide, su allmusic.com. URL consultato il 7 ottobre 2007.
  10. ^ (EN) 100 Greatest Artists: The Who, su rollingstone.com, Rolling Stone. URL consultato il 21 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2017).
  11. ^ (EN) 100 Greatest Singers: Roger Daltrey, su rollingstone.com, Rolling Stone. URL consultato il 21 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 12 luglio 2012).
  12. ^ (EN) 100 Greatest Guitarists: Pete Townshend, su rollingstone.com, Rolling Stone. URL consultato il 21 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 5 aprile 2016).
  13. ^ (EN) Rolling Stone Readers Pick Best Drummers of All Time Pictures - 2. Keith Moon, su rollingstone.com, Rolling Stone. URL consultato il 21 dicembre 2013.
  14. ^ (EN) Rolling Stone Readers Pick the Top Ten Bassists of All Time Pictures - 1. John Entwistle, su rollingstone.com, Rolling Stone. URL consultato il 21 dicembre 2013.

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