Tommaso Campanella

«Io nacqui a debellar tre mali estremi: / tirannide, sofismi, ipocrisia; […] / Carestie, guerre, pesti, invidia, inganno, / ingiustizia, lussuria, accidia, sdegno, / tutti a que' tre gran mali sottostanno, / che nel cieco amor proprio, figlio degno / d'ignoranza, radice e fomento hanno.»

Francesco Cozza, ritratto di Tommaso Campanella

Tommaso Campanella, alla nascita Giovanni Domenico Campanella, noto anche con lo pseudonimo di Settimontano Squilla[1] (Stilo, 5 settembre 1568[2]Parigi, 21 maggio 1639), è stato un filosofo, teologo, poeta e frate domenicano italiano.

Fu processato dall'Inquisizione romana per eresia nel 1594 e fu confinato agli arresti domiciliari per due anni. Accusato di aver cospirato contro i governanti spagnoli della Calabria nel 1599, fu torturato e messo in prigione, dove trascorse 27 anni. Durante tale periodo di reclusione scrisse le sue opere più significative, tra cui La città del sole, un racconto utopico dove descrive una società teocratica egualitaria in cui la proprietà è tenuta in comune.

  1. ^ A. Casadei, M. Santagata, Manuale di letteratura italiana medievale e moderna, Laterza, Roma-Bari 2014, p. 249.
  2. ^ Campanèlla, Tommaso, su treccani.it. URL consultato il 4 agosto 2022.

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