Umberto Caligaris

Umberto Caligaris
Caligaris alla Juventus
NazionalitàBandiera dell'Italia Italia
Altezza171 cm
Peso70 kg
Calcio
RuoloAllenatore (ex difensore)
Termine carriera1937 - giocatore
1940 - allenatore
Carriera
Giovanili
1913-19??Bandiera non conosciuta San Valentino
19??-1919Bandiera non conosciuta Sparta F.C.
Squadre di club1
1919-1928Casale182 (18)
1928-1935Juventus178 (0)
1935-1937Brescia40 (0)
Nazionale
1922-1934Bandiera dell'Italia Italia59 (0)
Carriera da allenatore
1935-1937Brescia
1937-1938Lucchese
1938-1939Modena
1939-1940Juventus
Palmarès
 Olimpiadi
BronzoAmsterdam 1928
 Coppa Internazionale
Oro1927-1930
Oro1933-1935
 Mondiali di calcio
OroItalia 1934
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

Umberto Caligaris (Casale Monferrato, 26 luglio 1901Torino, 19 ottobre 1940[1]) è stato un calciatore e allenatore di calcio italiano, di ruolo difensore, campione del mondo con la nazionale italiana nel 1934.

Legò la sua attività calcistica principalmente a due squadre: Casale e Juventus, ottenendo con quest'ultima i suoi principali successi durante i suoi 8 anni di militanza a cavallo degli anni 20 e 30 del XX secolo. Vincitore di cinque campionati di Serie A, Caligaris formò – assieme al portiere Gianpiero Combi e al terzino Virginio Rosetta, tutti e tre compagni di squadra nella Juventus e nazionale – quella che è ritenuta dalla stampa specializzata come la miglior linea difensiva di tutti i tempi espressa nel calcio italiano nonché una delle migliori nella storia della disciplina.[2][3]

È stato a lungo il giocatore con più presenze nella storia della nazionale italiana: il suo record di 59 incontri, stabilito nel corso degli anni 1930,[4] verrà battuto da Giacinto Facchetti nel 1971.[5]

  1. ^ È morto Caligaris, in La Stampa, 20 ottobre 1940.
  2. ^ Lo Presti
  3. ^ Wilson.
  4. ^ Giovanni Arpino, Facchetti, terzino-record, in La Stampa, 24 settembre 1971, p. 18.
  5. ^ Antonio Tavarozzi, Casale sabato perde il "suo" record, in La Stampa, 6 ottobre 1971, p. 14.

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