L'espressione umorismo nero o commedia nera (in inglese black humor o black comedy) si riferisce a un sottogenere dell'umorismo che tratta di eventi o argomenti generalmente considerati molto seri o addirittura tabù, come la guerra, la morte, la violenza, la religione, la malattia, la disabilità, la diversità culturale, e diversi ambiti criminali o para-criminali come il terrorismo, l'omicidio, la violenza sessuale o la droga.
Sebbene l'umorismo nero possa apparire fine a sé stesso e avere l'unico scopo di causare l'ilarità attraverso la violazione di regole non scritte di buon gusto, esso è usato in letteratura e in altri campi, con l'intento di spingere l'ascoltatore a ragionare in modo serio su temi difficili.
L'umorismo nero si differenzia dal genere della blue comedy, che si concentra più su argomenti grezzi e volgari, come la nudità, il sesso e i fluidi corporei. Anche se i due generi sono interdipendenti, l'umorismo nero si differenzia dalla semplice oscenità in quanto è più sottile e non ha necessariamente l'intenzione esplicita di offendere delle persone. Nell'umorismo osceno, gran parte dell'elemento umoristico proviene da shock e repulsione, mentre la commedia nera include elementi di ironia e di fatalismo.[1]
Fra gli scrittori che si sono distinti per l'uso dell'umorismo nero, si possono citare fra gli altri Mark Twain (famosa la battuta "Le voci sulla mia morte sono oltremodo esagerate"), Voltaire, Jonathan Swift, Kurt Vonnegut, William Faulkner, Ambrose Bierce, Luigi Pirandello[2], Thomas Pynchon, George Bernard Shaw. Al di fuori della letteratura esempi noti di umorismo nero sono le opere televisive e cinematografiche dei Monty Python.