La dieta mediterranea ha un basso impatto con l'impronta ecologica o (in inglese Ecological Footprint); il vantaggio nell’adottare la dieta Mediterranea si conferma non solo dal punto di vista nutrizionale e salutistico, ma anche dal punto di vista ambientale e avvalora la sua importanza come dieta sostenibile. L’analisi degli indicatori ambientali ha evidenziato lo stretto rapporto tra scelte alimentari, salute e tutela dell’ambiente. Da qui la necessità di intraprendere misure urgenti (strumenti legislativi e tecnologici) per salvaguardare al meglio le risorse naturali del pianeta.
L’impronta ecologica è una misura del “carico” imposto da una data popolazione sulla natura o, in altri termini, una misura della superficie produttiva necessaria per sostenere il suo consumo di risorse e lo scarico dei propri rifiuti. L’impronta ecologica secondo le recenti statistiche pubblicate dal Global Footprint Network (GFN), è stato stimato che ogni individuo che abita in un Paese ad alto reddito abbia bisogno di circa 60 metri quadri globali per soddisfare i propri bisogni alimentari (produzione e consumo di cibo).
I risultati provenienti dalla determinazione delle emissioni di gas serra e/o del consumo di acqua lungo l’intera filiera di produzione dei diversi alimenti ha consentito di costruire una piramide ambientale in cui alla base sono stati posti gli alimenti con un impatto maggiore e salendo verso il vertice quelli più ecosostenibili. In questo modo si può osservare che la sequenza degli alimenti è grossomodo la stessa della piramide della dieta Mediterranea, sebbene invertita.
Dal punto di vista metodologico la FAO ha individuato quattro importanti tematiche prioritarie da cui partire per misurare la sostenibilità della dieta Mediterranea:
All’interno di queste tematiche sono stati individuati degli indicatori utili per formulare misure volte a tutelare e promuovere la dieta Mediterranea, per migliorare la sostenibilità dei sistemi agro-alimentari mediterranei e i modelli di consumo: