Vampiri nella cultura popolare

Voce principale: vampiro.
Particolare del frontespizio di Varney the Vampire, or the Feast of Blood, una storia gotica pubblicata a Londra nel 1847. È uno dei primi romanzi inglesi ad avere come tema il vampirismo.

A partire dal XIX secolo i vampiri sono stati oggetto di sempre più frequenti rivisitazioni letterarie, cinematografiche e televisive.

Le prime opere di fantasia furono alcune poesie del XVIII secolo e altri racconti brevi del XIX secolo, il più influente dei quali è Il vampiro di John Polidori (1819), che narrava del vampiro Lord Ruthven. Il personaggio venne poi ripreso da alcune opere teatrali, in cui interpretava il ruolo di anti-eroe. Il tema vampiresco continuò con penny dreadful (pubblicazioni seriali economiche di racconti) come Varney il vampiro (1847) è culminò con il romanzo vampiresco più celebre di tutti i tempi: Dracula (1897), scritto da Bram Stoker[1].

Col passare del tempo, alcune caratteristiche non presenti nel folclore originale sono state incorporate nel profilo del vampiro: canini appuntiti e vulnerabilità alla luce del sole apparirono per la prima nel XIX secolo con i denti sporgenti di Varney il vampiro e del Conte Dracula[2] e la paura della luce del giorno del vampiro Nosferatu di Friedrich Wilhelm Murnau (1922)[3]. Il mantello apparve in produzioni teatrali degli anni venti del XX secolo, con un alto collare bianco introdotto dallo sceneggiatore Hamilton Deane per aiutare Dracula a svanire dal palcoscenico[4]. Lord Ruthven e Varney, inoltre, potevano essere curati dalla luce della luna[5]. L'immortalità è un attributo presente anche nel folclore originario, anche se non sempre in modo esplicito, ed è largamente usato nelle opere cinematografiche e letterarie moderne[6].

  1. ^ Frayling 1992.
  2. ^ Skal 1996, p. 99.
  3. ^ Skal 1996, p. 104.
  4. ^ Skal, p. 62.
  5. ^ Silver e Ursini, pp. 38–39.
  6. ^ Bunson 1993, p. 131.

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