Il velluto è un tessuto che presenta sulla faccia del dritto un fitto pelo (velluto unito o tagliato) o una serie di minuscoli anelli di filo (velluto riccio). Il nome deriva dal latino vellus[1], vello, ad indicare la caratteristica di una copertura come di pelo, di lunghezza e tipo variabile. La sua origine è occidentale e si stima sia avvenuta verso il XIII secolo. Era prodotto soprattutto a Catanzaro, a Genova, a Firenze, a Venezia, a Lucca e a Mondovì. Si realizza a telaio con filati molto sottili usando due orditi, uno dei quali per la base (ordito grosso) ed uno per il pelo (ordito di pelo), e una sola trama. Il telaio per velluto deve essere fornito di due subbi uno per l'ordito grosso e uno per quello di pelo che deve avere una lunghezza molto superiore all'altro, dovendo i fili del pelo percorrere molta più strada per girare intorno ai ferri. Si possono usare fibre naturali o acriliche. Il più pregiato è il velluto ottenuto dalla seta anche se oggigiorno non viene quasi più prodotto.
Velluti si chiamano in genere tutti i tessuti doppi che presentano una superficie di fitto pelo perpendicolare alla stoffa, lisci, compatti e brillanti. Però sono da considerarsi falsi velluti quelli ad armatura semplice, il cui pelo vellutato deriva da operazioni di follatura, garzatura, cimatura, spazzolatura come ad esempio il beaver, il velour e le varietà di fustagno.
I veri velluti sono tessuti composti da un tessuto di fondo e da fili supplementari di ordito che poi vengono tagliati, formando il corto pelo. Un altro modo per ottenere i velluti è quello detto "a pezza doppia" con un ordito comune ad entrambe, poi tagliato a metà.