Incidente di Mukden

Incidente di Mukden
parte dell'invasione giapponese della Manciuria
Truppe giapponesi mentre entrano a Shenyang
Data18 settembre 1931 - 18 febbraio 1932
LuogoManciuria Interna, Cina
EsitoVittoria giapponese
Modifiche territorialiIl Giappone invade la Manciuria meridionale
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
30 000 - 66 000 uomini160 000
Perdite
340+25
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L'Incidente di Mukden, o Incidente della Manciuria, noto in cinese come Incidente del 18 settembre (九・一八), fu un evento false flag messo in scena dal personale militare giapponese come pretesto per l'invasione giapponese della Manciuria del 1931.[1][2][3]

Il 18 settembre 1931, il tenente Suemori Kawamoto dell'Unità di guarnigione indipendente del 29º Reggimento fanteria giapponese (独立守備隊?) fece esplodere una piccola quantità di dinamite[4] vicino ad una linea ferroviaria della Ferrovia della Manciuria meridionale, di proprietà del Giappone, vicino a Mukden (ora Shenyang).[5] L'esplosione fu così debole che non riuscì a distruggere il binario e pochi minuti dopo passò sopra di esso un treno. L'Esercito imperiale giapponese accusò i dissidenti cinesi dell'atto e rispose con un'invasione totale che portò all'occupazione della Manciuria, in cui il Giappone stabilì il suo stato fantoccio del Manciukuò sei mesi dopo. L'inganno venne smascherato dalla Relazione Lytton del 1932, che condusse il Giappone all'isolamento diplomatico e al suo ritiro nel marzo 1933 dalla Società delle Nazioni.[6]

Il bombardamento è conosciuto come Incidente del lago Liutiao (柳條湖事變T, 柳条湖事变S, Liǔtiáohú ShìbiànP), in giapponese: 柳条湖事件?, Ryūjōko-jiken), e l'intero episodio degli eventi è noto in Giappone come l'Incidente mancese (Kyūjitai: 滿洲事變?, Shinjitai: 満州事変?, Manshū-jihen) e in Cina come l'Incidente del 18 settembre (九一八事變T, 九一八事变S, Jiǔyībā ShìbiànP).

  1. ^ The Cambridge History of Japan: The Twentieth Century, p. 294, Peter Duus,John Whitney Hall, Cambridge University Press: 1989 ISBN 978-0-521-22357-7
  2. ^ An instinct for War: Scenes from the battlefields of history, p. 315, Roger J. Spiller, ISBN 978-0-674-01941-6; Harvard University Press
  3. ^ Janet Hunter, Concise dictionary of modern Japanese history, p. 120, University of California Press: 1984, ISBN 978-0-520-04557-6
  4. ^ Peter Duus, John Whitney Hall, The Cambridge History of Japan: The twentieth century, p. 294, Cambridge University Press: 1989 ISBN 978-0-521-22357-7
  5. ^ Fenby, Jonathan. Chiang Kai-shek: China's Generalissimo and the Nation He Lost. Carroll & Graf: 2003, p. 202
  6. ^ Encyclopedia of war crimes and genocide, p. 128, Leslie Alan Horvitz & Christopher Catherwood, Facts on File (2011); ISBN 978-0-8160-8083-0

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